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Lingua araba

2015-6-22 23:06| view publisher: amanda| views: 4357| wiki(57883.com) 0 : 0

description: Alfabeto araboصṣād شšīn سsīn زzāy رrāʼ ذḏāl دdāl خḫāʾ حḥāʾ جǧīm ثṯāʼ تtāʼ بbāʼ اʾalifيyāʼ وwāw هhāʼ نnūn مmīm لlām كkāf قq ...
 
Alfabeto arabo
ص
ṣād     ش
šīn     س
sīn     ز
zāy     ر
rāʼ     ذ
ḏāl     د
dāl     خ
ḫāʾ     ح
ḥāʾ     ج
ǧīm     ث
ṯāʼ     ت
tāʼ     ب
bāʼ     ا
ʾalif
ي
yāʼ     و
wāw     ه
hāʼ     ن
nūn     م
mīm     ل
lām     ك
kāf     ق
qāf     ف
fā     غ
ġayn     ع
ʿayn     ظ
ẓāʼ     ط
ṭāʼ     ض
ḍād
    Lettere aggiuntive:     ة
tāʼ marbūṭa     لا
lāmalif     ء
hamza         traslitterazione dall'arabo
storia dell'alfabeto arabo
    Segni diacritici (ḥarakāt):     َ
fatḥa     ِ
kasra     ُ
ḍamma     ّ
shadda     ْ
sukun         numerazione abjad
calligrafia araba
Dialetti
I differenti dialetti arabi.

Nel mondo arabo si parlano molte varianti dialettali della lingua araba, spesso molto diverse tra loro. Mentre esiste un arabo ufficiale standard che viene usato per la comunicazione scritta e in situazioni formali, per la comunicazione orale viene usato a livello pubblico l'arabo standard oppure, a livello privato, la lingua dialettale. Alcuni di questi dialetti sono solo parzialmente comprensibili per arabi che vengono da regioni diverse. In particolare i dialetti del Maghreb sono considerati molto diversi dall'arabo standard. Mentre le persone di buon livello culturale sono in genere capaci di esprimersi nell'arabo ufficiale, la maggioranza degli arabi usa generalmente solo il proprio dialetto locale. Al giorno d'oggi i dialetti egiziano e siriano sono probabilmente i più conosciuti e parlati nel mondo arabo, grazie alla grande popolarità della filmografia egiziana e siriana.
Nozioni di grammatica
La frase nominale

La frase nominale è formata da un soggetto e da un predicato. Il soggetto può essere un nome o un pronome, mentre il predicato può essere un aggettivo, un pronome, un nome preceduto da preposizione o anche una frase stessa.

In arabo, fra il soggetto e il predicato non si usa il verbo essere, che è sottinteso. (nell'arabo classico, il verbo essere, così come lo conosciamo noi italiani, non esiste). Quindi una frase come "Dove sei?" si tradurrà "Dove tu?" (m. o f.): أﻳﻥ أنت؟ - ayna anta/anti? oppure "Chi è lui?" è "Chi lui?" (من هو؟ - man huwa?) e "Chi è lei?" è "Chi lei?" (من هي؟ - man hiya?).
L'articolo determinativo

In arabo esiste un solo articolo, determinativo, invariabile per tutti i generi e numeri, che è "al-"(-ﺍﻟ). L'articolo si attacca alla parola, di modo che il libro sarà al-kitab (ﺍﻟﻜﺘﺎﺏ).

Le lettere lunari dell'alfabeto, ovvero quelle labiali e gutturali, prendono l'articolo così com'è, mentre tutte le altre lettere, chiamate anche solari, prendono l'articolo con una variante: perdono la Lam dell'articolo e la prima lettera della parola si raddoppia. Esempio: shams = sole, ash-shams = il sole.
Le declinazioni

Anche l'arabo, come alcune altre lingue, ha desinenze per esprimere la funzione all'interno della frase: la ḍamma (ـُ /u/) è la marca del nominativo (caso del soggetto), la fatḥa (ـَ /a/) per l'accusativo, ovvero il complemento oggetto, e infine la kasra (ـِ /i/) per il caso obliquo (per tutti i complementi diversi dal complemento oggetto). In particolare, il caso obliquo è importante per la costruzione dello stato costrutto, quello che funge da complemento di specificazione. Esempio: "il libro del ragazzo", kitābu al-waladi, in cui il primo termine, ossia "il libro", non prende mai l'articolo pur essendo determinato e al caso nominativo (notare la -u a fine parola), mentre il secondo termine, "del ragazzo", prende l'articolo e il caso obliquo (notare la -i). In una catena di casi obliqui, ad esempio "il libro della figlia del maestro", solo l'ultimo termine prenderà l'articolo: kitābu binti al-muʿallimi, "Il libro della figlia del maestro". Per esprimere invece l'indeterminazione in arabo si usano sempre le tre vocali già citate ma raddoppiate (es. ـُ damma, al nominativo indeterminato, sarà scritta ـُـُ). La pronuncia non sarà più "u" ma diventerà "un" (lo stesso vale per fatḥa e kasra, che rispettivamente saranno lette "an" e "in"). Il fenomeno del raddoppiamento vocalico a fine parola si chiama "nunazione" (termine per sottolineare il raddoppiamento della "nun" (ﻥ) e che in arabo è chiamato tanwīn, per indicare appunto il "rafforzamento della "nūn" (la lettera araba equivalente cioè alla "N"). In arabo l'aggettivo segue sempre il nome e ne segue genere, numero e caso (es. una bella casa=baytun jamīlun, mentre la bella casa=al-baytu al-jamīlu). Nella lingua parlata e nelle forme dialettali di arabo il sistema di declinazione non viene evidenziato.
Il verbo

La radice del verbo arabo (e da cui nascono poi i rispettivi avverbi, sostantivi ecc...) può essere formata da tre o da quattro lettere (la maggioranza dei verbi presenta trilitterismo). Questi vengono chiamati verbi semplici. Vi sono però anche forme dette "aumentate" (nove in tutto), e ognuna di esse rappresenta un certo valore semantico (es. la seconda forma ha valore perlopiù causativo, la terza di reciprocità, la quinta di passività, etc.) che si esprime con l'aggiunta di lettere alla radice del verbo, secondo dei paradigmi.

Come in altre lingue anche in arabo esistono dei verbi irregolari, che si formano quando nella radice trillittera vi sono la semivocale ﻭ o ﻱ (o anche entrambe) che darebbero una pronuncia cacofonica se precedute e/o seguite dalle desinenze verbali. Quando un verbo irregolare ha ﻭ o ﻱ all'inizio, il verbo si dice 1° debole o assimilato; se al centro, si dice 2° debole o concavo; se alla fine, 3° debole o difettivo.

Il verbo arabo possiede solo due tempi, cioè il perfetto e l'imperfetto:

    il perfetto indica ogni azione che si sia svolta nel passato: ha solo il modo indicativo;
    l'imperfetto indica un'azione che si svolge/che si sta svolgendo/che avrà luogo in futuro. Ha il modo indicativo, il congiuntivo, l'imperativo, l'infinito sostantivato (maṣdar), il participio attivo/presente sostantivato (ism al-fāʿil, letteralmente "nome del facente"), il participio passivo/passato sostantivato (ism al-mafʿūl; letteralmente "nome del fatto") e il condizionale iussivo (una sorta di esortativo negativo).

La coniugazione regolare si rifà al modello del verbo ﻓﻌﻝ (faʿala, fare).

Lo stesso maṣdar di faʿala, fiʿl (letteralmente "il fare") significa VERBO, poiché FARE indica una qualsiasi azione generica.
Cenni di fonologia

La pronuncia dell'arabo si differenzia notevolmente nei vari Paesi in cui è parlato e anche all'interno di essi. Esiste però una forma considerata standard, chiamata arabo moderno standard. In questa forma la lingua araba comprende 5 fonemi vocalici e 28 consonantici:

Nota: tutti i simboli indicati tra due barre rappresentano suoni IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale).

    Suoni vocalici
        vocali semplici: /i/, /u/, /a/ (tutte con suono corto o lungo)
        dittonghi: /aj/, /aw/ (simili ma non uguali ai dittonghi ai e au)la Lega araba e dell'Unione Africana.

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